Chi Sono
Luigi e Maria erano i miei genitori. Mia madre, persona fine e delicata, era la forma. Mio padre, semplice, aspetto rude e gesto essenziale, provato dalla guerra e dalle drammatiche avventure dei suoi genitori, la sostanza: un uomo.
Sono nato a Napoli. Nascere in questa città è qualcosa che ti segna: Napoli è una città metafisica, un luogo dell’anima.
Un teatro a cielo aperto.
Forse è per questo che l’amore per il teatro me lo sono trovato addosso quasi senza accorgermene, quando avevo già avviato la mia vita in tutt’altra direzione tra studio e lavoro.
Ho cominciato per caso, quando ormai grande, mi sono trovato tra amici che giocavano a fare teatro ed ho sostituito momentaneamente un assente. Non ho più smesso.
Ho formato una compagnia (con Maria, Francesca, Mario, Giovanna, Romolo, Carolina, Gianfranco ed altri amici: come dimenticarlo?) che hanno sopportato l’inizio, e non solo, del mio percorso. Il teatro di Eduardo è stata la meravigliosa palestra ideale nella quale mi sono esercitato prima come attore e poi come regista.
Mariantonietta e Luigi sono i miei figli. Hanno poppato, gattonato, dormito su piccole brande e sono cresciuti tra cantine, sale prova, teatri mentre l’invasato genitore, con la complicità di sua moglie Maria, allestiva i suoi spettacoli che poi portava in giro dovunque ne avesse l’opportunità: dalla botte al grande teatro, in campi di calcio, hangar, scalinate monumentali.
Con convinzione ho affrontato, come tanti in questo campo, difficoltà economiche, logistiche, sociali e situazioni estreme con le quali ho affinato l’abitudine ad utilizzare scenicamente i mezzi a disposizione, anche quando erano pochi o rappresentavano un ostacolo.
Questo, insieme alla mia passione per la letteratura, ha contribuito al formarsi della mia concezione del teatro che, più di qualsiasi altra cosa, ha bisogno dell’idea che genera l’emozione. Pur essendo convinto della forza delle diverse identità di questa arte, mi affascina la prospettiva di chi, come Grotowsky, ha professato fortemente l’esigenza di ritrovare una ragion d’essere del teatro che non può limitarsi alla sola dimensione di spettacolo, caricando l’esercizio teatrale di grandi responsabilità, fino al punto che lo spettatore dovrebbe essere indotto alla conoscenza di se stesso ed alla perfetta sincerità, rinnovando l’uomo.
Dopo tanti anni di esperienza, con Luciano, Enzo, Paolo e Salvatore, ristrutturando un ex cinema-teatro ad Ostia, abbiamo inaugurato nel 2005 un nuovo teatro, per il quale ho assunto la direzione artistica.
Il 30 settembre 2005 , in scena “Un grande grido d’amore” di J. Balasko con Pamela Villoresi e Pietro Longhi (Pietro: mio spirito guida in questa avventura!…), sotto lo sguardo commosso di Erminia, è nato il “TEATRO NINO MANFREDI”, che nella programmazione si ispira alla filosofia di questo grande artista che amava definirsi “un attore drammatico che recita con ironia”. Oggi il Teatro NINO MANFREDI è una importante realtà, sul cui palcoscenico si sono avvicendati grandi artisti e grandi opere che hanno generato infinite emozioni, ed è orgoglio di noi tutti.
Nell’ottobre 2015 ho iniziato una nuova avventura aprendo il “TEATRO MARCONI” che spero diventi un nuovo punto di riferimento per chi ama il teatro.
Nel 2019 sono stato eletto presidente di UTR (Unione dei Teatri di Roma), un’associazione che riunisce le imprese e le associazioni culturali private dello spettacolo dal vivo, che ho fondato insieme a altri esponenti del settore.
Due volte ho usato le parentesi per necessità di ricordare compagni di viaggio di assoluta importanza e quindi chiudo questa breve biografia citando Claudio Boccaccini, al quale sono legato da un necessario sodalizio artistico e complice di tanti spettacoli ma soprattutto amico fraterno, Silvia Brogi, Paolo Perinelli e Riccardo Barbera, tutte presenze diventate imprescindibili dalla mia esperienza teatrale e dalla mia vita.